L’insufficienza venosa: opportunità terapeutiche
L’arrivo dell’estate è spesso un momento in cui i problemi legati all’insufficienza venosa divengono evidenti, sia che si tratti di piccoli inestetismi (i cosiddetti ‘capillari’), che di sintomi legati alla vasodilatazione da caldo, quali pesantezza, gonfiore, irrequietezza. Di qui l’esigenza di molti, durante questo periodo, di definire la reale entità del problema.
Il sistema venoso è estremamente complesso, sia dal punto di vista funzionale che nella struttura anatomica: frequentemente ciò che appare in superficie o è avvertito come sintomo, non ha corrispondenza con ciò che avviene in profondità. Spesso arti con evidenti varici sono completamente asintomatici, mentre gambe esteticamente perfette sono fonte di disturbi fastidiosi e nascondono l’insufficienza di importanti tronchi venosi.
La visita clinica non è sufficiente per il corretto inquadramento della malattia venosa ma richiede una integrazione diagnostica strumentale: l’esame ecodoppler è l’indagine di riferimento, in grado di escludere o accertare la presenza di malattia venosa, di identificare la sede e l’entità del danno quando presente e di consentire allo specialista di orientare la scelta terapeutica. Le possibilità di trattamento delle malattie venose oggi offerte sono molteplici, alcune di recente introduzione, molte non ancora scientificamente provate.
La scleroterapia è sicuramente il più diffuso e potente metodo di trattamento della patologia venosa. L’affinamento della tecnica, la sua esecuzione sotto guida ecografica, il diverso utilizzo dei farmaci ne consentono oggi un utilizzo estensivo, dalle venule antiestetiche più fini alla malattia conclamata delle safene, un tempo di esclusivo trattamento chirurgico. Nei casi in cui il ricorso alla chirurgia risulti inevitabile, si tratta comunque di un gesto scarsamente traumatico. Attualmente la chirurgia delle varici si effettua in anestesia locale con ricovero in day hospital; la ripresa delle comuni attività è pressoché immediata ed il risultato estetico è assicurato.
Una valida alternativa alla chirurgia tradizionale di asportazione della safena è oggi rappresentata dal trattamento laser endocavitario: tale metodo, di recente introduzione, offre eccellenti risultati, sovrapponibili alla chirurgia ma senza necessità di incisioni. Le tecniche sopradescritte non sono antitetiche ma complementari, frequentemente associate ad elastocompressione e terapia farmacologica: il loro utilizzo mirato, unitamente ad una corretta diagnosi, consente oggi il raggiungimento di eccellenti risultati, sia sul piano estetico che funzionale.

Come curare le vene varicose
Le malattie delle vene colpiscono una larga fascia della popolazione e rappresentano spesso causa di invalidità. La gravità della malattia è quanto mai variabile andando dalle piccole varici estetiche al grave mal funzionamento del sistema venoso profondo.
La forma più diffusa e più conosciuta prende il nome di varici; si intende, con questo termine, la presenza nelle gambe di vene dilatate, per lo più tortuose, in grado di generare disturbi quali: pesantezza, calore, prurito, dolore. Le forme più lievi possono non generare alcun disturbo e costituire un semplice problema estetico. All’interno delle vene malate il sangue non scorre più in direzione normale e ciò determina sia disturbi, che alterazioni della pelle sino a possibili flebiti, termine con il quale si intende la presenza di sangue coagulato all’interno di una vena varicosa con associata una infiammazione. Le flebiti possono colpire anche le vene profonde, poste cioè all’interno della gamba, anche se queste non vanno incontro a varici. Le flebiti profonde rappresentano un fatto temibile in quanto il sangue coagulato, cioè il trombo, può distaccarsi in frammenti (emboli) che arrivando al polmone generano un pericoloso quadro (embolia polmonare). Mentre le flebiti superficiali sono per lo più determinate da varici o traumi, quelle profonde possono derivare oltre che da svariate malattie principalmente dall’immobilità prolungata. Negli anni che seguiranno ad una flebite profonda si potrà avere una alterazione della circolazione con ricaduta del sangue verso il piede come accade nelle vene varicose e ciò determina gravi danni alla gamba con alterazioni della pelle sino alla sua rottura (ulcera)

Quali sono i principali trattamenti per le malattie venose? Trattandosi di quadri di diversa entità e gravità occorre prima di tutto un inquadramento attraverso una visita specialistica sempre integrata da un ecodoppler. La visita dovrà indagare sia il sistema venoso profondo che il superficiale, stabilire entità e sedi della malattia e pianificare un programma terapeutico modulato sulle esigenze dell’individuo. La malattia più leggera è rappresentata dalle piccole vene anche chiamate capillari. Queste rappresentano nella maggior parte dei casi un significato estetico, solamente in certi casi possono causare disturbi o sanguinamenti. I capillari delle gambe nascono sempre da delle vene malate sottostanti, per cui per ottenere un buon risultato non si potrà prescindere dal trattare queste ultime.

Qual è il miglior trattamento per le piccole vene antiestetiche? Dal momento che esse nascono da vene sottostanti il miglior trattamento è rappresentato dalla scleroterapia minore (il termine minore indica che è indirizzata a vene di piccolo calibro). La scleroterapia è una terapia iniettiva, che attraverso molteplici piccole iniezioni si prefigge lo scopo di chiudere le vene malate attendendo un loro spontaneo riassorbimento. Si possono iniettare diverse soluzioni chimiche sotto forma di liquido o di schiuma che a contatto con una vena malata ne determinino la chiusura.

E’ pericoloso chiudere una vena? No, per due ragioni: la prima è che il sistema venoso superficiale, quello che appunto forma le varici, è un sistema accessorio e formato da una fitta rete di vene; il secondo è che nelle vene ammalate si inverte la direzione del sangue e pertanto la loro scomparsa altro non fa che aiutare le vene sane. Il liquido è pericoloso? Le quantità di liquido iniettate sono tali da avere una azione solamente nel luogo di iniezione e a breve distanza da esso e così come al di fuori di casi di intolleranza al prodotto (allergie) non è in grado di determinare nessuna azione sull’organismo. E i capillari più piccoli? Trattando con scleroterapia minore le vene che alimentano i capillari più piccoli questi in genere scompaiono, nel caso in cui ciò non accada la scleroterapia potrà essere estesa anche al loro trattamento diretto.

Cosa si può fare invece quando sono ammalate delle vene più grosse? Per le grosse varici i principali metodi di trattamento sono rappresentati dalla chirurgia, scleroterapia maggiore e laser. Il principio perseguito dai tre metodi è lo stesso: neutralizzare la vena ammalata e la caduta del sangue all’intero di essa o asportando la vena stessa (chirurgia) o chiudendola (scleroterapia maggiore, laser).

L’intervento chirurgico è molto pesante? La chirurgia attuale è in grado di operare qualsiasi varice, anche in persone obese, in completa anestesia locale e ciò per ridurre al minimo il trauma della gamba, le perdite di sangue ed il dolore post operatorio. L’intervento della durata di poco più di mezz’ora viene eseguito in anestesia locale e la sera stessa il paziente potrà tornare al proprio domicilio con una calza elastica. I tagli che vengono effettuati vengono suturati con tecniche di chirurgia plastica al fine di non lasciare cicatrici visibili.
La scleroterapia ed il laser si prefiggono lo scopo, come detto, di chiudere la vena lasciandola nella sua sede e confidando in un futuro riassorbimento della stessa. Quando però la vena sia molto grossa la scleroterapia può non essere in grado di fare riassorbire la vena che nel corso degli anni potrà riaprirsi, motivo per cui la scleroterapia maggiore è indicata per varici non eccedenti un determinato calibro valutato attraverso l’ecodoppler. Quando si voglia chiudere la vena con risultato definitivo si può utilizzare un metodo più potente che anziché un’azione chimica utilizza una azione termica che è rappresentato dal laser.

Come funziona il laser? Attraverso un ago viene introdotta nella vena malata una fibra ottica che collegata all’apparecchio laser trasmetterà all’interno della vena il raggio luminoso, quest’ultimo in virtù della sua azione termica lesiva agirà sulla parete della vena determinandone la chiusura. La varice andrà incontro ad un riassorbimento spontaneo e nella maggior parte dei casi dopo circa un anno scomparirà completamente. La possibilità di togliere una grossa varice senza nessun taglio è affascinante anche se il laser non sempre è applicabile in tutti i casi (vene molto tortuose).

Per le vene molto tortuose delle gambe allora cosa si può fare?
Dopo aver neutralizzato eventuale varici poste più in alto e cioè a livello della coscia, qualsiasi varice tortuosa della gamba potrà essere trattata con la scleroterapia, abbinando infatti i vari metodi tra di loro si possono ottenere i migliori risultati senza segni residui.

La scleroterapia e il laser lavorando sotto la pelle sono metodi sicuri? Entrambi i metodi sono resi sicuri dal loro impiego abbinato all’ecodoppler per cui sia l’iniezione del prodotto sclerosante che l’invio del raggio laser vengono effettuati sotto diretto controllo visivo. Dopo aver fatto questi trattamenti si può dire di essere guariti? Purtroppo la malattia varicosa non è eradicabile in quanto deriva da una predisposizione individuale, per mantenere il risultato ogni anno andrà eseguito un controllo clinico strumentale per valutare se sia necessario apportare piccoli gesti terapeutici di ritocco.

E quando la malattia interessa anche le vene interne? Nei casi in cui le terapie mediche e la calza elastica non siano in grado di mantenere l’equilibrio della gamba e la malattia diventi invalidante si potrà ricorrere ad un intervento a carico del sistema venoso profondo. Si utilizzano gli stessi metodi utilizzati per le varici? No le vene interne non possono essere né chiuse né asportate e pertanto l’intervento che viene eseguito è di tipo ricostruttivo. Val la pena di ricordare come all’interno delle vene siano presenti delle strutture chiamate valvole, queste ultime vengono distrutte dalla flebite e la loro distruzione determinerà la caduta del sangue verso il basso. La chirurgia ricostruttiva è indirizzata verso tale struttura e prende infatti il nome di ricostruzione valvolare. Si tratta di un intervento di difficile esecuzione ed eseguibile solamente in pochi centri specialistici. Con questo tipo di chirurgia, tipi di malattia che fino a pochi anni or sono erano considerati intrattabili possono raggiungere soddisfacenti livelli di miglioramento o guarigione.

Si può fare qualcosa per il gonfiore delle gambe?
Quando il gonfiore delle gambe sia dovuto ad una delle cause passate in rassegna il trattamento consiste nella neutralizzazione della causa mentre quando sia dovuto a prolungata permanenza in piedi durante il giorno o impossibilità a camminare, idonee calze elastiche e farmaci flebotropi possono migliorarlo. Occorre tuttavia tener presente che il gonfiore (edema) riconosce diverse cause e che un suo trattamento non può pertanto prescindere da una corretta diagnosi.
 
 
Puntura della vena
Inserimento del filo guida
Inserimento introduttore
Inserimento catetere
Controllo ecografico laser interno vena
 
La tecnica della scleroterapia con schiuma
Varice pretibiale
Scleroterapia a schiuma
Immediata scomparsa
della varice
 
 
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